Poetessa e Grafica
Via Vignoli 13458017 Pitigliano (Gr)
I villanu a Pitiglianu
Ne i tempu addietro ne i nostru paese
l’abitanti adereno tutti campagnoli,
granu, granturcu, vinu, ogliu e l’orticellu
e poche fresche ciad’era nei ciarvellu.
I campagnolu era dettu villanu
aveva un’amicu, un amicu fedele
adera i somaru a pelu lungu o rasu
grigiu, o color tabaccu, ma nò quellu da nasu.
Se quest’omu era chiamatu villanu
non adera villanu di modi, ma di mestiere,
lui, la tasca, la fiasca, la vanga, le cartine e i trinciatu forte
un bastone pe i somaru, eppoi su a la terra a vallemorte.
Partiva la mattina avanti giornu
tornava versu sera all’imbrunire,
abbeverava i somaru in piazza delle du fontane
e a casa, nella stalla, a governallu perché eva fame.
Concludo e una morale sul mio fraseggio
stevemo meglio prima quando si steva
PEGGIO
Pitigliano 04/09/08
Giuliana Zimei festeggia la sua seconda vita. La prima l’aveva spesa per ossequiare autorità maschili, quella del padre prima e quella del marito poi. Ha trascorso la gioventù nel paese dove era nata nel 1937, Pitigliano, ma a diciannove anni fu costretta dalla miseria a lasciarlo per prendere assieme alla famiglia la strada di Roma, e di un lavoro alienante come quello di portinaia. Solo anni dopo tornò in Maremma, a Marsiliana stavolta, per diventare moglie. Il marito aveva in fatto di ruoli coniugali le idee chiare: “La prima parola che mi ha detto – scrive Giuliana – da sposata, fu perché gli domandai:”come so’ andati i pomodori, le pagano bene?”. Allora lui mi disse:”tè pensa a lavà i piatti, che all’interesse ci penso io”. Siccome io non so’ curiosa pe’ natura, so’ stata trentatre anni senza domandargli niente”. Poi a 63 anni Giuliana mette i risparmi di una vita in un fazzoletto e torna a Pitigliano. Compra un appartamento e comincia a dipingere. Adesso canta, ride e balla, circondata dai suoi dipinti: è padrona della sua seconda vita.
(Testo tratto da “il Tirreno” 2004)
Ne i tempu addietro ne i nostru paese
l’abitanti adereno tutti campagnoli,
granu, granturcu, vinu, ogliu e l’orticellu
e poche fresche ciad’era nei ciarvellu.
I campagnolu era dettu villanu
aveva un’amicu, un amicu fedele
adera i somaru a pelu lungu o rasu
grigiu, o color tabaccu, ma nò quellu da nasu.
Se quest’omu era chiamatu villanu
non adera villanu di modi, ma di mestiere,
lui, la tasca, la fiasca, la vanga, le cartine e i trinciatu forte
un bastone pe i somaru, eppoi su a la terra a vallemorte.
Partiva la mattina avanti giornu
tornava versu sera all’imbrunire,
abbeverava i somaru in piazza delle du fontane
e a casa, nella stalla, a governallu perché eva fame.
Concludo e una morale sul mio fraseggio
stevemo meglio prima quando si steva
PEGGIO
Pitigliano 04/09/08
Giuliana Zimei festeggia la sua seconda vita. La prima l’aveva spesa per ossequiare autorità maschili, quella del padre prima e quella del marito poi. Ha trascorso la gioventù nel paese dove era nata nel 1937, Pitigliano, ma a diciannove anni fu costretta dalla miseria a lasciarlo per prendere assieme alla famiglia la strada di Roma, e di un lavoro alienante come quello di portinaia. Solo anni dopo tornò in Maremma, a Marsiliana stavolta, per diventare moglie. Il marito aveva in fatto di ruoli coniugali le idee chiare: “La prima parola che mi ha detto – scrive Giuliana – da sposata, fu perché gli domandai:”come so’ andati i pomodori, le pagano bene?”. Allora lui mi disse:”tè pensa a lavà i piatti, che all’interesse ci penso io”. Siccome io non so’ curiosa pe’ natura, so’ stata trentatre anni senza domandargli niente”. Poi a 63 anni Giuliana mette i risparmi di una vita in un fazzoletto e torna a Pitigliano. Compra un appartamento e comincia a dipingere. Adesso canta, ride e balla, circondata dai suoi dipinti: è padrona della sua seconda vita.
(Testo tratto da “il Tirreno” 2004)